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23 lunedì Mar 2015
Posted disturbo di personalità
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02 lunedì Mar 2015
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inCos’è?
È un fenomeno molto diffuso ma ancora poco conosciuto, che riguarda i minori e produce effetti traumatici pari in intensità a quelli prodotti da violenze dirette.
Secondo il Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia (CISMAI) per violenza assistita da minori in ambito familiare s’intende:
“fare esperienza di qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica (percosse con mani od oggetti, impedire di mangiare, bere e dormire, segregare in casa o chiudere fuori casa, impedire l’assistenza e le cure in caso di malattia, ecc.)violenza verbale, psicologica (svalutare, insultare, isolare dalle relazioni parentali ed amicali, minacciare di picchiare, di abbandonare, di uccidere, di suicidarsi ecc.)violenza sessuale (stuprare ed abusare sessualmente)e violenza economica (impedire di lavorare, sfruttare economicamente, impedire l’accesso alle risorse economiche, far indebitare, ecc.)compiuta su figure di riferimento o su altre figure significative, adulte o minori;s’includono le violenze messe in atto da minori su altri minori o su altri membri della famiglia e gli abbandoni ed i maltrattamenti ai danni di animali domestici”.
Di tale violenza il minore può fare esperienza direttamente (quando essa avviene nel suo campo percettivo), indirettamente (quando il minore è a conoscenza della violenza) e/o percependone gli effetti.
In questa definizione si tiene conto del fatto che non solo vedere la violenza, sentire il rumore delle percosse, della rottura degli oggetti, le grida, gli insulti e le minacce, i pianti ha un impatto doloroso, confondente e spaventoso sui bambini; lo ha anche sapere che determinate cose avvengono, constatarne gli effetti vedendo oggetti distrutti, venire a contatto o a conoscenza degli effetti fisici della violenza sul proprio familiare. Ma doloroso e pauroso è anche percepire la disperazione, l’angoscia e lo stato di terrore delle vittime dirette.
Secondo i dati Istat del 2006 sono state 690 mila in Italia le donne che hanno subito violenze ripetute da partner e avevano figli al momento della violenza. Il 62,4% ha dichiarato che i figli hanno assistito ad uno o più episodi di violenza. Nel 19,6% dei casi i figli vi hanno assistito raramente, nel 20,2% a volte, nel 22,6% spesso. Le donne che hanno subito violenza ripetutamente dal partner e avevano figli hanno anche dichiarato che nel 15,7% dei casi i figli hanno subito violenza dal padre: raramente, nel 5,6%, a volte nel 4,9%, spesso nel 5,2%.
Quali sono gli INDICATORI?
In caso di violenza assistita alcune aree di sviluppo appaiono compromesse:
-legame di attaccamento
-adattamento e competenze sociali
-comportamento
-abilità cognitive e problem solving
-apprendimento scolastico
Inoltre possono essere riscontrati i seguenti sintomi:
-depressione
-ansia
-inquietudine
-colpa
-bassa autostima
-aggressività
-crudeltà verso gli animali
-tendenza all’atto
-immaturità
-ipermaturità
-difficoltà nel comportamento alimentare
-alterazioni del ritmo sonno-veglia
-incubi ed enuresi notturna
-scarse abilità motorie
-comportamenti auto lesivi
-incubi ed enuresi notturna
-scarse abilità motorie
-comportamenti autolesivi
-uso di alcool
-più alta incidenza di allergie, infezioni del tratto respiratorio, cefalea, disturbi
-gastrointestinali, disturbi del sonno.
Quali sono le CONSEGUENZE della VAI?
I bambini esposti a violenza domestica provano paura, terrore, confusione, impotenza e rabbia e vedono le figure di attaccamento da un lato terrorizzate e disperate, dall’altro pericolose e minacciose; questi bambini provano la pena di esistere poco perché non visti nella propria sofferenza dai genitori. I partner ed i genitori maltrattanti negano infatti il maltrattamento e non riconoscono la sofferenza dei figli generata dalla violenza: molte madri picchiate, quando sono interrogate sulla possibile percezione che di tutto questo possono avere i figli, rispondono che i bambini dormono in un’altra stanza o che comunque dormono o non sono presenti o non sentono o non capiscono; nei bambini testimoni di violenze può essere presente il senso di colpa per il fatto di sentirsi privilegiati quando non vittimizzati direttamente, nello stesso tempo possono percepirsi come responsabili della violenza perché cattivi e sentirsi impotenti a modificare la situazione con conseguenti problemi appunto di depressione, ansia, vergogna, disperazione; i piccoli possono sviluppare comportamenti adultizzati d’accudimento verso uno o entrambi i genitori ed i fratelli e diventare protettori mettendo in atto a tal fine numerose strategie come andare a controllare chi suona alla porta o rispondere al telefono per filtrare le telefonate del maltrattante, assumendo comportamenti compiacenti e dire bugie ma anche imparare a dar ragione all’uno o all’altro genitore a seconda delle circostanze o in base al fatto di stare in quel momento con l’uno piuttosto che con l’altro.
Le vittime di violenza assistita apprendono che l’uso della violenza è normale nelle relazioni affettive (esse possono essere incoraggiate o costrette ad insultare o picchiare la madre ed i fratelli) e che l’espressione di pensieri, sentimenti, emozioni è pericolosa in quanto può scatenare violenza;
Si rileva con frequenza che, dopo la separazione dei genitori, nei figli, specie se adolescenti, aumentano i comportamenti violenti verso madre e fratelli, mettendosi in atto una sorta di sostituzione del padre a causa dell’apprendimento di modelli relazionali distorti e dello sviluppo di disturbi a livello emotivo e comportamentale; in alcune ricerche si rileva una più alta incidenza negli adolescenti di comportamenti devianti e delinquenziali: la violenza assistita è considerata una delle cause delle fughe da casa, del bullismo, della violenza nei rapporti sentimentali tra adolescenti e dei comportamenti suicidiari. L’educazione affettiva di questi minori in generale è impregnata di stereotipi di genere, connotati da svalutazione della figura materna e da disprezzo verso le donne o verso le persone viste come più deboli ma anche verso gli uomini che a tali stereotipi sembrano non adeguarsi.